Mannaggia incontra Valerio Romitelli

Sabato 7 aprile 2018, ore 18:30
MANNAGGIA – Libri da un altro mondo
Via Cartolari 8, Perugia

MANNAGGIA incontra
VALERIO ROMITELLI

Conversazione su 
“LA FELICITÀ DEI PARTIGIANI E LA NOSTRA”
e “L’ODIO PER I PARTIGIANI”
(Edizioni Cronopio)

http://www.cronopio.it/edizioni/

Dialoga con l’autore Federico Greco.

L’AUTORE

>>> Valerio Romitelli insegna Storia dei movimenti e dei partiti politici presso l’Università di Bologna. Ha fondato e coordina il Grep (Gruppo di ricerca di etnografia del pensiero). Ha tradotto e introdotto (assieme ad Alessandro Russo) il primo libro in italiano di Alain Badiou e Sylvain Lazarus, “La politica è pensabile?”, 1987. Oltre a vari altri saggi di storia politica ed etnografia, ha scritto (assieme a Mirco degli Esposti) “Quando si è fatto politica in Italia. Storia di situazioni pubbliche”, 2001; “Etnografia del pensiero”, 2005; “L’odio per i partigiani. Come e perché contrastarlo”, 2007 e “Fuori della società della conoscenza”, 2009, “L’amore della politica. Pensiero, passioni e corpi nel disordine mondiale” (2014).

I LIBRI

>>> “La felicità dei partigiani e la nostra. Organizzarsi in bande”

Nei micro-corpi delle bande partigiane è avvenuta una sperimentazione politica alternativa a quella allora, nel cuore del Novecento, sempre più in espansione e sempre meno efficace dei partiti. È stata questa sperimentazione, di breve durata ma inventiva di nuovi orizzonti politici, a rendere possibile la felicità dei partigiani: felicità di pionieri, scopritori di un nuovo modo di organizzarsi per incidere, in rapporto con le popolazioni, sui destini del proprio paese. L’idea centrale di questo testo sta non solo nell’ipotesi che sarebbe proprio questa felicità ciò che viene, più o meno implicitamente, rimpianto nella maggior parte delle ricostruzioni e delle narrazioni del biennio ’43-45, ma anche che sarebbe necessario, per uscire dalla tristezza politica che ci imbriglia, riprendere l’esperienza partigiana, sia pure nelle condizioni assai diverse del nostro paese.

>>> “L’odio per i partigiani. Come e perché contrastarlo”

Non può stupire l’accoglienza che alla storia partigiana riserva un siffatto nostro tempo, dominato com’è dalla sensibilità neoliberale. Che interesse può avere oggi ricordare la loro esperienza fatta di accettazione e di disprezzo della sofferenza individuale, di coraggio, del dare e del subire la morte come normalità quotidiana? Niente osta a che tale esperienza sia catalogata assieme agli orrori di cui il Novecento avrebbe il primato. Odiosa come odioso pare questo secolo.
Obiettare che, stando alla lezione di Machiavelli, il nostro tempo è semplicemente nullo per la politica; obiettare che questa epoca politicamente buia può incolpare di orrori la precedente solo perché è irresponsabile dei propri – quelli fatti di stermini di interi paesi per fame, sete e malattie; obiettare, infine, che senza passioni politiche si può solo dare la stura a passioni identitarie, etniche e religiose, queste sì del tutto irrazionali e insensatamente aggressive; si potrebbe concludere, allora, che quella dei partigiani, come le altre passioni politiche che hanno trasportato il XX secolo, meriti ancora di essere meditata e valutata come fonte inevitabile per la ricerca di nuove idee e di nuove passioni per la politica: tutto ciò, certamente, è possibile. E sostenendolo si può anche sperare di riscuotere ascolto. Ma non consensi tali da far opinione.